IL FOULARD TRA STORIA E MITO
Dalla ricchissima collezione dell'Archivio MAIVISTO di Riccione, in occasione della XXXIV edizione di Vintage la moda che vive due volte, nasce la mostra inedita “Il Foulard tra storia e mito” una retrospettiva che ci trasporta in mondi immaginari, in luoghi e tempi lontani per un viaggio capace di evocare simboli, miti, personaggi, usi e culture, intrecciati nel più pregiato dei materiali, la seta. Il foulard accompagna la storia della moda quasi da sempre, confermandosi negli anni come sinonimo di eleganza e stile. Nell’immaginario comune è strettamente collegato all’indimenticabile immagine di Audrey Hepburn, che usava portarlo annodato intorno al viso, a coprirle il capo, abbinato a grandi occhiali scuri, oppure a quelle delle attrici Sofia Loren, e Grace Kelly, ma anche della first lady Jacqueline Kennedy Onassis. L’esposizione celebra l’icona del foulard per eccellenza, il Carré Hermès, vere e proprie opere d’arte formato 90 x 90, realizzate con 4 km il filo di seta, accompagnati da altri esemplari prodotti dalle più prestigiose maison, fra le quali Dior, Yves Saint Laurent, Chanel e Givenchy in Francia, mentre in Italia Gucci, Ferragamo e Roberta di Camerino.
Le origini
La storia del foulard è senza dubbio il racconto di un percorso molto interessante, che ha attraversato diversi millenni. Il termine foulard deriva dal provenzale foulat, che a sua volta deriva dal verbo di foular, che significa “follare”. Quest’ultima parola è un termine tecnico, che sta ad indicare un processo di lavorazione specifico, che ha lo scopo di rendere il tessuto più compatto e resistente. Secondo altre interpretazioni, il termine foulard significa invece “fazzoletto di seta”. Le origini di questo accessorio affondano le radici nell’antichità. Per trovare le prime testimonianze dell’utilizzo del foulard, infatti, bisogna tornare indietro, fino al 1000 a. C. I ritrovamenti relativi alle civiltà orientali danno modo di osservare la rappresentazione di questo velo già su numerose sculture rinvenute in Cina. Per trovare riferimenti relativi al foulard nella storia occidentale, invece, bisogna risalire fino al II secolo d. C. Nel Vecchio Continente, infatti, i soldati erano soliti utilizzare questo accessorio per svariati scopi. Innanzitutto, il velo poteva essere impiegato a uso protettivo per la propria gola durante i conflitti bellici. In altri casi, i militari lo utilizzavano per diversificare e segnalare il grado e l’appartenenza a un gruppo.
Il foulard in epoca moderna: l’utilizzo di contadine e mondine e la sua comparsa nelle chiese
Con il passare dei secoli, il foulard iniziò a riscuotere sempre maggior gradimento e successo. Ebbe dunque inizio la tendenza delle mondine e delle contadine di coprirsi il capo con il velo per proteggersi dal sole durante le ore di lavoro nei campi. Il foulard divenne addirittura un simbolo, in grado di definire lo status sociale di coloro che lo indossavano. Non solo: il velo veniva impiegato da uomini e donne come ornamento durante lo svolgimento delle funzioni religiose. Non serviva infatti solo per tenere al coperto i capelli, ma anche per coprire le scollature e per regalare maggiore eleganza agli abiti indossati la domenica. Nel corso dell’Ottocento, il foulard visse una piccola evoluzione e si trasformò in fazzoletto da collo. Su di esso venivano applicati decorazioni e rappresentazioni di tipo satirico e pedagogico. Insomma, il velo diventava più personalizzato.
Il foulard nel Novecento: la grande diffusione e l’influenza delle star dello spettacolo e della storia moderna
La storia del foulard, però, non è stata caratterizzata solo da successi. A cavallo tra l’Ottocento e i primi decenni del Novecento, infatti, cadde in disuso. Un periodo di crisi durato relativamente poco. Sul finire degli anni Trenta del Novecento, infatti, furono i francesi Emile Maurice Hermès e suo genero e socio Robert Dumas a riportarlo in auge. L’omonima e celebre azienda transalpina di moda e pret-a-porter diede nuovo slancio al foulard, andando a inserirlo come accessorio nel guardaroba delle signore parigine. Fu letteralmente un boom quello del carré di Hermès 90×90 cm, tanto da rendere l’accessorio un complemento d’abbigliamento di lusso. Il successo ottenuto da Hermès spinse altre importanti aziende come Chanel, Dior, Yves Saint Laurent, e Givenchy in Francia e Gucci, Ferragamo e Roberta di Camerino in Italia a disegnare e lanciare sul mercato i più svariati modelli di foulard. Creazioni eleganti, sopraffine e dallo stile sempre differente, che regalò alle donne dell’epoca una vasta scelta per disegni, decorazioni e colori. Negli Anni Cinquanta e Sessanta, il foulard visse un’altra fase di forte diffusione. All’espansione del successo dell’accessorio contribuirono le star del cinema e le personalità più importanti dell’epoca, amanti di questo raffinato oggetto in pura seta. In questo senso, sono state vere e proprie testimonial del foulard donne di fama mondiale come Audrey Hepburn, Grace Kelly, Catherine Deneuve e la first lady Jacqueline Kennedy Onassis. Non ci si limitava all’utilizzo del foulard come copricapo, ma lo si sfoggiava anche come ornamento del collo. Tutte mode lanciate dalle vip e imitate dalle signore dell’epoca. Spesso veniva anche abbinato al velo anche un bel paio di occhiali da sole. Il foulard non colpì, però, solo le donne. L’accessorio stuzzicò la fantasia di molti artisti dell’epoca, che riprodussero fedelmente in alcune loro opere questo elegante fazzoletto, facendolo anche assurgere a opera d’arte. È il caso di Henri Matisse e Salvador Dalì.