SIXTIES POP FASHION
I mitici anni 60 segnati dalla minigonna, dai Beatles, dagli stivali alti fin sopra il ginocchio erano lo specchio di una generazione pronta a ribellarsi a tutto ciò che la opprimeva. “Sixties Pop Fashion” selezione di capi e accessori degli anni Sessanta curata da un vero maestro del vintage, Franco Jacassi di Vintage Delirium, racconterà la metamorfosi delle tendenze della moda e del costume del decennio “della dolce vita” immortalato nell’omonima pellicola di Fellini. Erano finiti i tempi delle maggiorate e dei vitini da vespa, le donne ora reclamavano la loro libertà e la loro voglia di vivere adattando il modo di vestire alle nuove esigenze. Negli anni ’60 andò di moda soprattutto la linea trapezio, che fu presentata nel 1958 dal giovane Yves Saint Laurent, ancora responsabile artistico della casa Dior: vestiti a forma di sacco che ignoravano il punto vita o cappotti stretti in alto e svasati verso il basso, spesso lunghi fino al ginocchio. I nuovi vestiti e cappotti dovevano innanzitutto sembrare giovanili e poco convenzionali, divertenti e irrispettosi. Sono gli anni dell’arte Optical della cultura pop che influenza e ingloba tutte le forme di espressione dalla musica, al cinema, alla moda; e soprattutto per il costume sono gli anni di una netta inversione di tendenza: per la prima volta la moda della strada entra nei saloni della “Haute Couture”. Kings Road e Carnaby Street a Londra diventano il riferimento per le nuove generazioni che rifuggono i valori tradizionali e cercano nuovi modelli di riconoscimento. Le boutiques di Mary Quant e Ossie Clark a Londra, di Jil Sander in Germania o Dorothee Bis in Francia diventano nuovi luoghi del Pret a Porter. Anche Brigitte Bardot, idolo dei giovani in quegli anni, disdegna le offerte dei famosi couturiers e si veste in modo anticonvenzionale nelle boutiques, definendo l’alta moda “roba da vecchi”. Yves Saint Laurent fu il primo tra i couturiers a captare i segnali dell’epoca e già nel 1960 presenta maglioni neri a collo alto abbinati a giacconi in pelle. La vera innovazione fu la minigonna inventata da Mary Quant e Courrèges nel 1961. Twiggy diventa un simbolo per le masse e con lei giovanissime modelle con occhioni da cerbiatto e gambe lunghe e magre sfoggiano giovani abitini svasati come giovani lolite quasi danzanti al suono della musica pop. Jane Shrimpton e Penelope Tree ispirano famosi fotografi New-Wave come David Bailey e Richard Avedon . Queste atmosfere incantate e surreali ispirano registi come Antonioni , che in “Blow-up” utilizza un’altra modella simbolo come Veruschka interprete di se stessa. Courrèges inventa nel 1964 lo “Space age Look” e fa sfilare modelle con stivali bianchi senza tacco, pantaloni o completi dal taglio geometrico bianco o argentato. Pierre Cardin disegna abiti futuristici, dove alle forme geometriche si sovrappongono tasconi e zip giganti, grandi tagli a oblò e rigonfiamenti, rigorosamente bianco-neri. Il più avveniristico è Paco Rabanne che utilizza materiali del tutto innovativi come le plastiche e i metalli e costruisce miniabiti e accessori fatti con scaglie quadrate, triangolari e ovali introducendo nel 1966 la sua “Moda topica” .
Vintage Delirium
Vintage Delirium di Franco Jacassi è un negozio unico nel suo genere. Situato dal 1985 in un cortile della vecchia Milano e arredato con mobili d’epoca, Vintage Delirium non è solo uno Vintage show-room che vanta una delle collezioni di abiti vintage più ampie del mondo ma anche un’oasi della ricerca dove ci si può imbattere in tutto quello che ha riguardato la moda dalla fine Ottocento fino ad oggi. Frequentato da personal shoppers e stilisti in cerca di ispirazione, lo spazio di Franco Jacassi è un’autentica miniera d’oro in cui si può trovare una vastissima selezione di tessuti d’alta moda d’epoca, una fantastica collezione di bottoni con oltre cinquantamila modelli e tantissimi altri materiali originali come vecchie riviste, fibbie, applicazioni antiche e molto altro ancora.